Antidoping (2): approfondimenti.

Approfondiamo il precedente articolo relativo all’antidoping attraverso un’intervista con un esperto in materia: il Prof. Luigi Di Luigi.

Anche se fortunatamente i casi di doping umano sono davvero rari nell’ equitazionem dove probabilmente è a maggior rischio l’ atleta cavallo, l’ intervista offre interessanti spunti di riflessione  a trecentosessanta gradi sul problema.

Riportiamo quanto ha dichiarato l’esperto del Dipartimento di Scienza della Salute Università di Roma – Foro Italico, Unità di Endocrinologia, Prof. Luigi Di Luigi, che, a nome della Società italiana di endocrinologia, rilasciò questa intervista in occasione del Congresso Mondiale di Firenze nel suo intervento su Doping e Sport.

Quali sono le ultime novità in campo doping e sport ?

“Molto probabilmente l’aspetto più importante e positivo in ambito doping è rappresentato dalla ridotta invisibilità di numerose sostanze proibite durante i controlli anti-doping. Infatti, grazie al notevole affinamento delle metodiche dei Laboratori Anti-Doping accreditati è aumentato il numero di sostanze proibite che possono essere rilevate ai controlli anti-doping.

Un altro aspetto fortemente innovativo è la individualizzazione dei controlli anti-doping anche attraverso la introduzione del passaporto biologico dell’atleta che permette di individualizzare i controlli anti-doping attraverso una valutazione longitudinale, cioè nel tempo, di parametri biologici ematici che possono essere influenzati anche dall’assunzione di sostanze proibite.

Un aspetto di grande soddisfazione a livello nazionale è rappresentato dalla grande azione contro il doping sviluppata dal Ministero della Salute, dal CONI, dalle differenti Federazioni Sportive e, in particolare, dalla Federazione Medico Sportiva Italiana, che gestisce uno dei più importanti Laboratori Anti-Doping del mondo ed un numero elevatissimo di controlli anti-doping (più di dieci mila per anno) con i suoi ispettori medici anti-doping.”

Quanto gli ormoni aiutano a vincere.

“La secrezione fisiologica, sia a risposo che durante esercizio fisico, di tutti gli ormoni è fondamentale per garantire il migliore adattamento durante una competizione e quindi la massima performance atletica individuale in competizione. Negli atleti, come peraltro nella popolazione generale, gli ormoni contribuiscono fortemente a condizionare la funzione neuro-muscolare, il sistema cardio-vascolare, i metabolismi, l’adattamento dell’organismo allo stress fisico, il sistema nervoso centrale, il comportamento, l’equilibrio idro-salino sia durante gli allenamenti che in competizione. Ovviamente, gli ormoni agiscono durante una competizione sportiva unitamente ai differenti i fattori che possono condizionare il risultato finale della stessa (genetica, capacità funzionali, talento, allenamento, condizioni ambientali, ecc.).

Di conseguenza, ed anche in funzione del tipo di sport, una patologia endocrina non trattata può condizionare fortemente ed in senso negativo le capacità prestazionali di un atleta e ne può compromettere l’idoneità alla pratica di attività agonistiche, come riportato sulle linee guida sviluppate dalla Società Italiana di Endocrinologia in collaborazione con la Federazione Medico Sportiva Italiana.

Sul piano endocrinologico, una particolare attenzione va posta quindi a tutte quelle condizioni in cui un atleta affetto da una patologia endocrina (e.g. ipogonadismo maschile, deficit di ormone della crescita, ecc.) necessiti di una terapia sostitutiva con sostanze ormonali proibite. E’ importante sottolineare che attualmente, essendo la tutela della salute degli atleti un fattore prioritario, un atleta con malattia endocrina può essere trattato anche con sostanze ormonali proibite continuando a svolgere la propria attività agonistica purché siano rispettate precise regole. Ad esempio, gli atleti di elevato livello agonistico possono richiedere ed ottenere preventivamente un certificato di autorizzazione (e.g. TUE -Terapeutic Use Exemption) ad uno specifico trattamento con ormoni proibiti (e.g. testosterone, ormone della crescita, ecc.) qualora siano soddisfatti precisi criteri di buona pratica clinica endocrinologica e di concedibilità della TUE nel rispetto dei regolamenti della World Antidoping Agency e delle competenti strutture antidoping nazionali (e.g. in Italia del CONI NADO).

Purtroppo, gli ormoni (ormone della crescita, glucocorticoidi, insulina, testosterone, eritropoietina e similari) sono anche tra le sostanze proibite di cui si abusa maggiormente nel mondo dello sport ed il testosterone e gli altri steroidi androgeni anabolizzanti sono sicuramente i più utilizzati. Esistono differenti strategie di abuso dei differenti ormoni, per dosi ed associazioni. Seppure sia molto difficile dimostrare scientificamente che il doping ormonale possa determinare la vittoria in competizione, è dimostrabile che esso può fortemente condizionare, a vantaggio dell’atleta, molti dei fattori che contribuiscono al determinismo della performance massimale durante una gara sia sul piano fisico (aumento forza muscolare, disponibilità di substrati, aumento capacità di resistenza, ecc.) che psichico (aumento dell’aggressività, migliori capacità cognitive, aumentata resistenza psichica, ridotta soglia del dolore, ecc.). Ovviamente, la vittoria di una gara di un atleta “dopato” rappresenta la più grande sconfitta per l’etica dello sport e per la salute degli atleti.”

Secondo lei è in aumento l’abuso di sostanze dopanti tra gli sportivi?

“Non esistono dati scientificamente validi per rispondere con precisione tecnica. Tuttavia, da una valutazione della diffusione delle informazioni relative a sostanze proibite e dalla facilità con cui si possono acquistare ormoni, o presunti tali, su internet (esistono milioni di siti sull’argomento), nonché dall’osservato aumento di sintomi/patologie indotte dall’abuso di sostanze proibite, si può ipotizzare – anche se spero fortemente di sbagliare – che la diffusione dell’abuso di sostanze proibite (soprattutto testosterone, steroidi anabolizzanti ed ormone della crescita) sia in forte aumento soprattutto nei così detti “atleti amatoriali” e nel mondo delle palestre e del fitness. Ad alto livello competitivo, grazie anche alle migliori disponibilità economiche, molto probabilmente si stanno modificando la qualità, la tipologia e le strategie del doping, anche per meglio contrastare la forte azione anti-doping in atto. Peraltro, non è possibile immaginare cosa attualmente si stiano inventando gli stregoni del doping, purtroppo i “buoni” arrivano sempre dopo.”

Sono aumentati i danni cardiovascolari negli atleti. Se sì, si può fare una relazione con le sostanze dopanti?

“Il doping, ormonale e non, è associato a numerosissimi effetti collaterali, a breve ed a lungo termine, ed a seri rischi per la salute, per la fertilità e per la vita (morte improvvisa, tumori maligni) degli atleti. Tali rischi sono correlati sia alle caratteristiche individuali dell’atleta (genere, età, ecc.), sia al tipo e quantità delle sostanze utilizzate, al tempo di utilizzazione, ed alle possibili associazioni di farmaci. Molte sostanze proibite, possono influenzare negativamente lo stato di salute cardiovascolare degli atleti, sia a breve (stimolanti, amfetamine, ecc.) che a lungo termine (androgeni anabolizzanti, ormone della crescita, glucocorticoidi, eritropietine) determinando incremento della pressione arteriosa (ipertensione), aumento della viscosità del sangue, modificazioni delle dimensioni, della funzionalità, della eccitabilità, e della utilizzazione di substrati/ossigeno del muscolo cardiaco. Tutte queste alterazioni possono ovviamente comportare seri rischi per la salute cardiologica degli atleti con aumentato rischio di malattie cardiovascolari importanti (cardiopatia ischemica, aritmie, insufficienza cardiaca, ictus, ecc.) che possono anche determinare la morte cardiaca improvvisa.

In realtà, la prevalenza di malattie cardiovascolari aumenta nelle popolazioni a rischio per abuso di androgeni anabolizzanti e di ormone della crescita (body builders, wrestlers, ecc.). Certamente, nel caso di morte per cause cardiovascolari di un atleta bisogna considerare sia la possibile presenza di malattie cardiovascolari primitive, già esistenti ma non rilevabili neanche a rigorosissimi controlli degli specialisti in medicina dello sport o sopraggiunte, sia la possibile presenza di cardiopatie secondarie ad abuso farmacologico.

Prevede un aumento di sostanze dopanti per le Olimpiadi?

Gli eventi sportivi durante l’anno sono moltissimi e gli atleti disonesti non vanno mai in ferie. Nei fatti, ogni evento sportivo maggiore è un forte stimolo per favorire l’abuso di sostanze proibite. Per la grande esperienza degli esperti in doping (i cattivi) e per la posta in gioco, un’atleta trovato positivo alle Olimpiadi rappresenta di fatto un errore tecnico nella strategia di abuso e, purtroppo, la negatività ad un controllo anti-doping eseguito immediatamente dopo una gara ufficiale può essere espressione di grande conoscenza della farmacocinetica di abuso e non esclude in assoluto che un atleta non possa avere beneficiato di sostanze proibite. Per tali motivi un metodo estremamente efficace di controllo anti-doping, oltre al passaporto biologico, è rappresentato dalla esecuzione dei controlli anti-doping a sorpresa che vanno intensificati nei periodi di preparazione olimpica.

fonte: clicmedicina.it

 

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